Pubblicato su politicadomani Num 87 - Gennaio 2009

Bicentenario
Brera ospita Caravaggio

È nella tradizione delle grandi mostre la partecipazione agli eventi dei più prestigiosi musei, italiani e stranieri

di Mina Gregori e Amalia Pacia

In occasione delle celebrazione del bicentenario della Pinacoteca non poteva mancare un omaggio a Caravaggio e alla sua celebre Cena in Emmaus, giunta ad arricchire le collezioni del museo nel 1939 grazie al munifico dono dell’Associazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi. L’opera, realizzata a Roma intorno al 1606, sarà messa eccezionalmente a confronto con la redazione giovanile dello stesso tema, gentilmente concessa in prestito dalla National Gallery di Londra.

Altre due opere giovanili del maestro lombardo sono state prestate alla Pinacoteca grazie agli stretti rapporti di amicizia e collaborazione con il Metropolitan Museum di New York e con la Galleria Borghese di Roma che hanno voluto in questo modo partecipare alle celebrazioni.
Il dipinto raffigurante i Musici, del museo newyorchese, è una delle prime opere eseguite dal giovane artista a Roma per il Cardinal Del Monte, ricordato nell’inventario del prelato nel 1627 e perfino dal suo acerrimo nemico Giovanni Baglione, che, citando “una musica di alcuni giovani ritratti dal naturale, ammetteva che l’opera era stata dipinta assai bene.
La tela ebbe molti passaggi di proprietà, alcuni prestigiosi - fra i suoi proprietari si ricordano infatti i cardinali Antonio Barberini e Richelieu, la duchessa d’Anguillon, … - per giungere infine al Metropolitan Museum nel 1953. L’opera, datata dalla maggior parte della critica al 1594-1595, è particolarmente significativa nel percorso di Caravaggio in quanto per la prima volta il pittore, che fino a quel momento aveva realizzato solo dipinti con uno o al massimo due personaggi, sperimenta una composizione con quattro figure, forse, più che quattro modelli diversi, uno stesso ragazzo atteggiato in pose diverse.

Il giovane con canestro di frutta della Galleria Borghese era di proprietà del pittore Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino, presso la cui bottega il giovanissimo Caravaggio aveva lavorato appena arrivato a Roma. Ma già nel 1607, a seguito del sequestro dei suoi beni, l’opera entrò a far parte delle collezioni di Scipione Borghese. Il soggetto della tela è stata interpretato dalla critica nei modi più diversi: semplice fruttaiolo e quindi esaltazione dell’imitazione del naturale, autoritratto dello stesso artista, o colto riferimento alla letteratura e quindi simbolo della frugalità oraziana? Allusione alla giovinezza che svanisce, così come marciscono i frutti del cestino, o personificazione di Cupido, che offre frutti stuzzicanti e saporiti per risvegliare i sensi e il desiderio amoroso? E ancora, fra le tante ipotesi interpretative, allegoria del gusto, o, come recentemente è stato ipotizzato, personificazione di Vertumno, dio dei frutti e del mutamento delle stagioni? Un intrigante quesito che però nulla toglie al fascino di questo ragazzo e della natura morta del cesto pieno di succosi frutti di stagione.

[fonte: www.electaweb.it]

 

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Num 87 Gennaio 2009 | politicadomani.it